Pagina Iniz. 2024 Aprile Verso le elezioni del consiglio pastorale (3)

Verso le elezioni del consiglio pastorale (3)

Verso le elezioni del consiglio pastorale (3)

PER APPREZZARE IL LAVORO DEL CONSIGLIO PASTORALE

Proseguendo la riflessione avviata in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Pastorale della Comunità, aggiungiamo ulteriori indicazioni non solo chiarificatrici ma anche motivazionali per aiutare tutta la comunità a riconoscere e apprezzare il lavoro dei consiglieri.

Sfatare i luoghi comuni.

A fronte di chi sostiene che lo strumento del Consiglio Pastorale è ormai superato e inutile, noi vogliamo ribadire il valore degli organi di consiglio, la loro necessità e persino la loro straordinaria modernità e attualità, contro chi ritiene che il Consiglio Pastorale sia uno strumento vecchio e che non funziona più. Vogliamo altresì affermare che invece solo una sua intelligente conoscenza e un suo corretto uso – che spesso per negligenza non è attuato in tutti i suoi articolati aspetti – permette di coglierne le potenzialità e la partecipazione corresponsabile alla vita della Chiesa e in particolare della comunità cristiana locale.

Per il buon funzionamento del Consiglio Pastorale…

Diamo solo alcuni dei tanti altri indicatori o criteri per la vita del Consiglio Pastorale, affinché la profezia chiesta alla chiesa tutta, e quindi anche alla singola comunità, possa avverarsi.

Il primo indicatore è il tempo. Un Consiglio pastorale funziona se chi vi partecipa riconosce che ci vuole tempo per questo ruolo, tempo di riflessione, di ascolto, di preghiera, di studio dei problemi, quindi tempo oltre quello che richiede il calendario delle sedute.

Il secondo indicatore è la conoscenza e la fraternità tra i consiglieri. Il Consiglio pastorale è un luogo dove alcune persone si ritrovano per parlare e decidere per una comunità. È importante e decisivo che si conoscano, si capiscano, si rispettino, si vogliano bene, stimandosi, vivano una dimensione cristiana di comunione.

Il terzo è il metodo di lavoro, ciò che mette tutti sullo stesso piano, con gli stessi strumenti a disposizione: questo facilita l’incontro tra persone differenti che non devono convincere della bontà del loro pensiero, ma contribuire a un passo in avanti riconoscibile e condivisibile. Più volte si è fatto appello al metodo della “sinodalità”: bisognerà conoscerlo ma soprattutto esercitarlo.

Il metodo della sinodalità, poi, si implementa e arricchisce attraverso il metodo della “conversazione spirituale”. Questo metodo aiuta a mettersi in ascolto dello Spirito attraverso la condivisione nella preghiera, vivendo un reale e attivo ascolto reciproco, senza scadere nel dibattito, nella discussione. Il metodo consiste di un tempo di preparazione personale (magari nei giorni precedenti leggendo e approfondendo i testi offerti e pregando) e di un tempo di condivisone nel gruppo seguendo una scansione di tre momenti in gruppi più ristretti. Si tratta di una metodologia specifica adattata recentemente dalla Chiesa per esempio nell’ultimo Sinodo.

Il quarto indicatore riguarda la scelta dei contenuti. In una fase storica di “cambiamento d’epoca” la scelta dei contenuti dice lo sguardo con cui guardiamo la realtà. Di cosa si deve occupare oggi una comunità cristiana? I temi, per esempio, non possono non riguardare l’evangelizzazione in una cultura secolarizzata. Qui il metodo più appropriato è quello del “discernimento”, ovvero la capacità di analizzare la realtà e di scegliere ciò che è bene fare alla luce dello Spirito che parla alla sua Chiesa e ci aiuta a leggere i segni dei tempi. A questo compito “alto” dovrà essere associata anche la concretezza nell’attuazione di scelte pratiche, una valutazione comune, nel rispetto dei diversi compiti, che si alimenta dall’ascolto della Parola e sfocia in una decisione.

Il quinto indicatore riguarda la comunicazione al resto della comunità. Sarà necessario moltiplicare le forme di comunicazione di quanto fa il CPCP, cercando di riportare un clima di discussione seria, serena, responsabile e di condivisione tra preti e laici. La corretta informazione, prima e dopo, è strumento fondamentale per sentirsi una sola comunità dove tutti sono resi partecipi della vita della comunità pastorale, eliminando pettegolezzi e informazioni parziali o ambigue che non creano un clima costruttivo e sereno. Sarà altresì costruttivo che anche ciascuno della comunità interpelli i membri del consiglio per riportare indicazioni, suggerimenti e sollecitazioni: l’interscambio di comunicazioni è fondamentale affinché Consiglio e comunità procedano insieme.

E Chi è il consigliere e quali caratteristiche deve avere?…

– Colui che consiglia deve avere una comprensione “amorevole” della complessità della vita in genere e della realtà della Chiesa in specie.
– Il consigliare, infatti, non è un atto puramente intellettuale, bensì un esercizio che nasce da una grande passione per la Chiesa e per il suo bene; chi consiglia, pertanto, si sforza di guardare con realismo ma anche con amorevolezza le situazioni concrete, cercando tutte le possibili vie per farle evolvere al meglio.
– L’atto del consigliare non deve essere scambiato per una semplice raccolta di pareri; prevede, invece, la lucidità di analizzare i problemi, una sapiente creatività nell’individuare suggerimenti pastorali e la capacità di tradurre concretamente e operativamente il bene e il meglio che si individua. Il consigliere è dunque una persona che è in grado, dal punto di vista pastorale, di ragionare, dialogare, scegliere e infine decidere insieme.
– Chi consiglia è una persona che ha nel cuore la positiva tensione per l’evangelizzazione, cioè per trasmettere la bellezza della fede nel contesto socio-culturale-territoriale in cui vive la sua comunità cristiana; una passione per l’evangelizzazione che ha il connotato della missionarietà.
– In un contesto di “cambiamento d’epoca” e di relativa “minoranza” cristiana, il consigliere è colui che continuamente fa leva sulla bellezza della sua fede, coltiva e nutre la sua spiritualità per essere autenticamente ciò che è come cristiano, proponendo la bellezza della vita buona del Vangelo.
– Per questo il consigliere conserva nel cuore alcune domande suggestive: come può ancora la Chiesa annunciare il Vangelo agli uomini di oggi? In che modo può svolgere la sua missione? In quale maniera essa può comunicare ad altri il tesoro, il dono di cui vive, in modo che appaia vitale anche per loro e per tutta l’umanità?
– Chi consiglia nella comunità deve avere un senso ecclesiale di grande apertura, chiuso agli interessi di parte e soprattutto avere un grande senso del consiglio come dono dello Spirito da coltivare nell’ascolto della Parola di Dio e da richiedere nella preghiera. don Maurizio.

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