Pagina Iniz. 2024 Marzo «O SENSI MIEI… PER CELEBRARE IL TRIDUO PASQUALE»

«O SENSI MIEI… PER CELEBRARE IL TRIDUO PASQUALE»

«O SENSI MIEI… PER CELEBRARE IL TRIDUO PASQUALE»

«Dio al primo posto; la preghiera prima nostra obbligazione; la Liturgia prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo invito al mondo perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua…» (Paolo VI). La liturgia ci prende per mano per condurci dentro il Mistero. Tutto ciò vale in modo particolare per le celebrazioni della Settimana Santa e soprattutto del triduo santo.

Voglio esprimere l’augurio a me per primo e a tutti voi affinché possiamo partecipare ai riti pasquali non in modo formale, da spettatori e abitudinario, ma in modo che sia un’autentica esperienza reale quasi “toccabile”, come protagonisti in prima persona, con una partecipazione intensa, coinvolgente tutta la nostra persona: mente, cuore, sensi, ai misteri che ci danno la salvezza.

Del resto, l’incarnazione del Figlio di Dio nell’uomo Gesù lo ha reso udibile, visibile, palpabile, e l’esperienza personale di chi lo ha udito, visto, toccato è stata depositata nella Scrittura affinché anche per noi oggi si accendano i nostri sensi, coinvolgendoli nella percezione del Verbo della vita. La condizione e l’esperienza umana non è solo spirituale ma anche corporea: i sensi sono un modo per dare senso. Un suono, un sapore, un volto, un paesaggio, un profumo, un contatto corporeo ci restituiscono il senso di una presenza.

«Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). Svelandosi nel Figlio, Dio si è velato di carne, la carne umana di Gesù. Assumendo la condizione umana, Dio si è reso sensibile agli umani, percepibile ai loro sensi. I racconti evangelici, culminanti nel racconto della passione, morte, sepoltura e resurrezione di Gesù, narrano le sue parole, i suoi sguardi, i suoi tocchi, e di come egli sia stato udito, visto, toccato, “gustato”… anche e ancora più intensamente nei giorni della Pasqua.

I racconti pasquali sono composti da un coro di voci, da un susseguirsi di sguardi, da continui contatti fisici fatti di tocchi dolci e affettuosi, ma anche di impatti violenti fino a sperimentare il sangue. Esperienze sensoriali, carnali, umane che si susseguono e alternano, si corrispondono e si sovrastano, si smorzano e si amplificano. Ed è prestando orecchio alle voci, occhio agli sguardi, tatto alle carni dei testi evangelici della passione, morte e resurrezione di Gesù che sorge la confidenza nel suo amore e la disposizione a lasciarsi da esso conquistare.

Ed è rendendo gli occhi attenti agli sguardi dei testi evangelici della passione, morte e resurrezione di Gesù, che sorge la contemplazione del suo amore e la disposizione a lasciarsi da esso affascinare.

Ed è facendo attenzione alle mani dei testi evangelici della passione, morte e resurrezione di Gesù, che sorge lo stupore per il suo amore e la disposizione a lasciarsi da esso abbracciare.

L’esperienza sensibile dei contemporanei di Gesù di Nazareth è stata depositata nei testi evangelici affinché istruisse la sensibilità dei lettori di ogni tempo e luogo, educandoli a riconoscere la presenza di Gesù Risorto in mezzo a loro. Dopo la sua morte, resurrezione e ascensione al ciclo, egli non è sparito dietro le nuvole, assentandosi dalle vicende del mondo terreno, ma le accompagna quotidianamente: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) . La sua Parola, annunciata, celebrata e vissuta nella comunità cristiana è ciò che dispone, oggi ancora, a distinguere la sua voce, a intravvedere il suo sguardo, a sfiorare il suo corpo.

Partecipiamo al triduo pasquale non asetticamente, freddamente ritualmente, ma coinvolgendo davvero tutto noi stessi, perché il Signore stesso, per primo e realmente, spirito, corpo, sangue e sensi, si è totalmente donato a noi.

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