Pagina Iniz. 2024 Febbraio “MAESTRO, INSEGNACI A PREGARE…”

“MAESTRO, INSEGNACI A PREGARE…”

“MAESTRO, INSEGNACI APREGARE…”

Il tempo della Quaresima è una benedizione, perché ci insegna ad andare dietro a Gesù Maestro come veri discepoli: così cammina il cristiano nella storia.

Il tempo della Quaresima è una benedizione, perché la liturgia ci propone di andare verso la Settimana Autentica (Santa) per entrare nel mistero della Pasqua del Signore.

I discepoli hanno imparato giorno dopo giorno a diventare discepoli credenti “salendo” (Mc 10,33) a Gerusalemme e andando “dietro” al loro Maestro: «venite dietro a me» (Mc 1,17). E questo significa non solo accompagnarlo fisicamente, ma comporta un’identificazione con lui, assumendo il suo stile di vita, la sua preghiera, il suo progetto e il suo destino: «abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù…» (Fil 2,5). Per questa ragione, il cammino dei discepoli non può essere altro che il cammino di Gesù.

Seguire Gesù non è qualcosa riservato ad alcuni, poiché insieme ai Dodici, che rappresentano la forma normativa e “ufficiale” dell’essere discepolo, vi sono pure tanti altri che lo seguono e lo fanno perfino meglio di loro. Il Vangelo suggerisce che ogni persona deve percorrere il proprio cammino come discepolo e questo non è fissato in anticipo, una volta per tutte, ma si definisce man mano che avanza la nostra storia e il cammino di Gesù e con Gesù.

Pertanto, l’invito rivolto a tutti è quello di concentrarsi sull’essenziale, chiedendo la grazia che i sentimenti e il pensiero di Cristo ispirino il nostro sentire, il nostro pensare e il nostro agire.

A questo riguardo anche l’esperienza della preghiera è qualcosa di fondamentale, personale, e non può mancare perché è una costante decisiva anche nella vita di Gesù.

Molte sono le difficoltà che incontriamo nel pregare. Forse è perché abbiamo perso il legame con il Signore, quel pensare a Lui, quel pregare Lui e con Lui. Forse travolti dall’incalzare dei ritmi della vita moderna e persino di quelli pastorali, non riusciamo più a “dimorare” in Gesù che è la condizione irrinunciabile per portare molto frutto, secondo i criteri di Dio (Gv 15,5). Forse è solo perché dobbiamo reimparare sempre di nuovo a pregare.

Non riesco a non pensare che la tristezza, il grigiore, il malcontento possano avere una radice anche nel fatto che preghiamo troppo poco e in modo troppo diverso da come prega Gesù. Abbiamo proprio bisogno di imparare a pregare e di farlo alla maniera di Gesù.

In questo nostro tempo, forse più che mai, abbiamo bisogno di coltivare la “dimensione contemplativa della vita”, come il card. Martini proponeva all’inizio del suo episcopato milanese: quel momento di distacco dall’incalzare delle cose, di riflessione, di valutazione alla luce della fede, che è tanto necessario per non essere travolti dal vortice degli impegni quotidiani, a ritrovare le ragioni più profonde della propria umanità, e a non smarrire, giorno dopo giorno, il senso della propria vita. Questa dimensione è importante, essenziale, per tutti.

Persino i discepoli di Gesù riconoscono questa necessità – e non solo un bisogno – di preghiera. Essi riconoscono in Gesù il maestro per la loro preghiera (Lc 11, 1), ma la loro richiesta non è solo per la lezione di un maestro, per avere delle istruzioni su come fare, ma per condividere quell’esperienza particolare ed unica dell’intimità che Gesù vive con il Padre, cioè quel “dimorare” in Lui. Altre volte Gesù avrà modo di insegnare e addirittura di pregare insieme ai suoi discepoli, ma in quella precisa circostanza della richiesta di imparare a pregare, Gesù insegnerà loro la fondamentale preghiera del cristiano: il Padre nostro.

A riguardo, ci sovvengono opportunamente le parole di papa Francesco che -nella lettera di indizione dell’anno Giubilare 2025- indicava l’anno di preparazione 2024 come anno della preghiera.

Anche il nostro arcivescovo di Milano ci ha offerto una precisa indicazione proprio a riguardo della preghiera del Padre Nostro (vedi introduzione libretto Esercizi Spirituali in parrocchia).

Vogliamo raccogliere questi inviti in questo tempo di Quaresima: tempo propizio per l’esperienza di una preghiera più motivata e intensa perché tempo del discepolo che segue il suo Maestro verso la Pasqua e impara da lui a fare la volontà del Padre, in quanto il Figlio è in profonda comunione con Lui.

«Perciò vorremmo che le nostre comunità si riconoscessero anzitutto per essere case della preghiera, oltre che case della carità, scuole di preghiera, oltre che offerta di servizi, prestazioni o animazioni religiose. Perciò vorremmo essere uomini e donne di preghiera che insegnano a pregare, in famiglia, in comunità, dentro le attività ordinarie e anche in momenti personali desiderati e cercati con determinazione».

Riscoprire la preghiera e imparare sempre di nuovo a pregare ci aiuterà ad investire nuovo pensiero e nuove energie perché la fede di tradizione sia sempre più consapevole, adulta e matura e possa così rispondere alle sfide della contemporaneità.

In questa prospettiva, ecco alcune iniziative quaresimali:

• Gli Esercizi Spirituali comunitari, la prima settimana di quaresima, dedicati al tema della preghiera.
• L’adorazione Eucaristica continua presso la Chiesa delle suore Sacramentine (nuovamente riaperta al pubblico) tutti i giovedì -anche dopo la quaresima, per tutto l’anno- dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 16.00 alle 18.10, concludendo con la celebrazione comunitaria del Vespero, a cui segue la Messa aperta a tutti i fedeli.

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