Pagina Iniz. 2025 Giugno GRAZIE DON MARCO!

GRAZIE DON MARCO!

GRAZIE DON MARCO!

Non è convenzionale e persino nemmeno doveroso dire Grazie a don Marco, ma è assolutamente necessario come sentimento sincero e autentico che sgorga dal cuore di tutti noi.

Tutti noi infatti possiamo dire che don Marco ha lasciato una traccia umana e spirituale che ha segnato il cammino di fede di ciascuno e della nostra comunità pastorale in questi sedici anni di sua presenza come aiuto festivo. È innegabile, infatti, che il suo ruolo di padre spirituale del seminario ha dato rilievo e profondità al cammino pastorale della nostra comunità sia nella predicazione delle celebrazioni eucaristiche, sia nelle confessioni, come nei momenti di ritiro e accompagnamento spirituale.

Il suo trasferimento a nuovo incarico, tuttavia, ci richiama le verità fondamentali del suo essere prete per Cristo e per la Chiesa, come egli stesso ci testimonia ancora adesso. Egli rimane come ogni prete, prete per la gente e prete mandato.

Un prete è un uomo che è mandato. “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” Gv 20,21. Non parte per una impresa sua, è un uomo che è mandato. Non ha un suo scopo, obbedisce a che ha ricevuto. Egli sperimenta che colui che lo manda e la missione che ne consegue riempiono di significato, di speranza, di bellezza tutta la sua vita. Un prete va perché è mandato. Non sceglie dove andare: può essere una città o un villaggio, può essere un collegio o un ospedale, può essere vicino o può essere lontano. Va perché è mandato.

Per quale scopo è mandato? Gesù risorto riassume la missione dei suoi discepoli con una espressione che può essere sorprendente. Manda i suoi per liberare uomini e donne dal peccato. “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi” Gv 20,23. Un prete è mandato per perdonare i peccati. E don Marco quanto ha confessato a Cantù!

Ecco perché è mandato un prete: per dire, in nome di Dio, il tuo peccato è perdonato, vieni fuori dalla tua tomba, deponi il peso che intralcia la tua libertà, ascolta la parola amica che ti rivela la stima che Dio ha per te, la bellezza che Dio riconosce in te.

E in questo mandato c’è tutta la proposta di un autentico itinerario spirituale di vita evangelica, di vita bella e piena. Per dirti che la vita di ciascuno è l’occasione per Dio per rivelarti il suo amore; in cui Dio viene a visitarti per dirti che c’è una terra promessa in cui sei atteso e dove nel silenzio, il silenzio in cui ti raggiunge la voce affettuosa, paziente, rispettosa di Gesù che ti chiama: vieni, io ti ho chiamato amico, io per te offro la mia vita, io voglio fare con te un patto d’amicizia, una nuova alleanza.

Ecco perché è mandato un prete: perché ci sono età della vita in cui l’apprendistato del mestiere di vivere può essere particolarmente arduo e il sospetto di essere inadatti può gettare nello sconforto; ci sono momenti in cui le buone intenzioni si rivelano velleitarie e il desiderio di dare gioia a coloro che amiamo si rivela inefficace.

E il prete dice, in nome di Dio, tu non sei perfetto, ma così come sei fatto, sei adatto ad amare e meriti di essere amato, così come sei fatto puoi dare gioia, puoi mettere mano all’impresa di rendere migliore la terra, puoi portare a compimento una vocazione santa. Un prete è un uomo che è mandato e il suo mandato è condividere la missione di Gesù, perdonare i peccati, restituire agli uomini e alle donne la stima di sé e rivelare l’intenzione di Dio di essere alleato della gioia dei suoi figli.

Ecco perché noi oggi siamo radunati per proclamare la gratitudine di un dono ricevuto. Perché don Marco è un prete. Lo ricorderemo per molte qualità e per una dedizione che ha segnato la vita di tanti seminaristi che sono diventati come lui preti, e ha dato contenuto spirituale e pastorale al cammino della nostra comunità con lungimiranza, intraprendenza e disponibilità in particolare verso il cammino cristiano delle famiglie. Ma tutto ha fatto perché è un prete, un educatore, mandato per dire a ciascuno una parola di stima, una rassicurazione sulla possibilità di risorgere, una espressione d’affetto come un riflesso della tenerezza con cui Dio pone rimedio a ogni tristezza, libera da ogni peso e visita ogni abisso.

Ecco: don Marco è un prete, un prete felice e dopo questo periodo della sua vita di prete, continuerà ad essere per molti il sorriso incoraggiante, la parola affettuosa, la presenza amica.

Non solo per la sua nuova comunità, ma anche per noi perché don Marco come ogni prete autentico è un prete per la gente e un prete mandato.

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